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Situazione "Società" (1/2)


Situazione “Società”
1.     Se una persona (Reuven) si vuole mettere in società con un altro (Shimon) di cui non conosce bene i cattivi atteggiamenti, è necessario avvisarlo della questione prima che si metta in società, a condizione che siano verificate tutte le condizioni viste nella Regola 9 delle regole della Rechilut. Nel caso però Shimon sia solo in una situazione economica difficile, è vietato rivelarlo (vedi nota)
2.     Se si è già messo in società, allora dipende tutto da come le sue parole potrebbero essere accettate: (a) se portano solo sospetto e attenzione a controllare tutto ciò che il socio fa, allora è possibile e doveroso dirlo, a condizione che si verifichino tutte le condizioni citate nel punto precedente. (b) nel caso invece sappia che gli crederebbe senza ombra di dubbio e non sospetta soltanto, è vietato rivelarlo. In particolare se ciò porterebbe lo scioglimento della società.

Rechilut 9.9 - "Merce messa da parte"


15.     Un altro caso che si trova spesso è quello della “merce messa da parte”. Ossia spesso capita che una persona scelga della merce e chieda che venga messa da parte, affinché abbia il tempo di andare a ritirare soldi e pagare poi in un secondo momento. Nel mentre arriva qualcun altro che vorrebbe quella merce, e insiste affinché gli venga venduta nonostante sia già di qualcun altro. Pur commettendo questo “insistente” una grave averà, quello che succede a questo punto è che il primo compratore arriva e chiede dov’è la merce. Il venditore dice a quel punto “Reuven ha insistito tanto che mi ha buttato i soldi davanti e si è preso la merce. Ho dovuto cedere.” Qui il venditore, rivelando il nome dell’ “insistente” trasgredisce il divieto di “rechilut”. Ancora maggiore è la trasgressione nel caso in cui l’insistenza non fosse stata troppa, ma gliel’ha venduta per un motivo suo di convenienza. Oppure nel caso si fosse sbagliato e l’ha venduta per errore, e per coprire l’errore racconta questa storia come frottola.
Cosa dovrebbe fare dopo aver errato e venduto a quest’altro? Dire semplicemente “Senti ho commesso un errore, e l’ho venduta a qualcun altro” senza specificare assolutamente di chi si tratti.

B”H abbiamo completato le Regole generali sul Lashon harà e sul rechilut. Seguono alcune situazioni nel dettaglio.

Rechilut 9.8 - Non sono stato io


14. Non sono stato io. Se viene fatto qualcosa di poco piacevole a Reuven – ma non si è saputo chi l’ha provocato. Se Reuven viene da Shimon e gli chiede: “Chi è stato?”, persino se Shimon capisce che Reuven lo sospetto è vietato dirgli l’artefice, a meno che non siano presenti tutte le condizioni viste precedentemente. Persino se l’ha visto con i suoi occhi, ma può rispondere “non sono stato io”. (vedi nota)

14 (nota) Votazione. Solo si stia attenti, la facilitazione di poter dire “non sono stato io”; non è valida nel caso in cui ci fosse una votazione e anche lui era tra i votanti (nonostante abbia votato contro e non fosse d’accordo). Chiaramente nel caso dei votanti è vietato raccontare come sono state le votazioni e come ognuno ha votato.

Rechilut 9.7


13. Tutto ciò (10-12) è valido se conosce la natura del “truffato” come una persona che fa le cose secondo la Toràh. Quindi quando si trova “truffato” porta l’altra parte al Bet Din ~ Tribunale rabbinico, e segue il Din Toràh ~ giudizio della Toràh. In caso invece sa che si farebbe giustizia da solo, non pagando o restituendo la merce allora sono necessari ancora quattro condizioni (oltre alle precedenti 5 viste nel punto 12) per non incappare nel divieto di rechilut:

f. Risaputo direttamente. Chi racconta dell’ Onaàh deve essere a conoscenza in modo diretto e non per sentito dire da altri. In caso l’abbia sentito da altri è vietato raccontare.
g. 2 e non 1. E’ necessario che ci siano due persone che raccontino al “truffato” la cosa, e non solo una.
h. Danno uguale. Bisogna stare attenti che non arrivi al venditore un danno economico maggiore di quello che gli avrebbe inflitto il bet din. Nel caso invece conoscano la natura del “truffato” che cercherebbe di ottenere di più, in tal caso è vietato raccontargli qualsiasi cosa sull’argomento.  
i. Permesso del Bet din. Quando si ha una questione economica si è tenuti ad andare al bet din per prendere provvedimenti. Quindi è necessaria l’autorizzazione del bet din per poterlo “scavalcare”.

Quindi comprendi bene quanto sia un comportamento errato quello che spesso si vede oggi. Quando una persona compra un oggetto non solo non gli si dice “che bello” (come invece bisognerebbe fare). Al contrario, gli si dice “quello ti ha truffato!” senza verificare se effettivamente sia così, se è entro la possibilità di un guadagno maggiorato, oltretutto il prezzo del mercato può cambiare spesso in breve tempo. Questo ad aggiungersi le 9 condizioni citate finora. Senza contare che chi parla per odio, aggiunge altre trasgressioni a quelle che già fa, dicendogli ad esempio “sbattigli in faccia la sua merce!”; “Ti vergogni? Manda qualcuno!” “Se non vuole riprendersela, non pagare!” (e spesso è vietato farlo, quindi si trova che contravviene al divieto di rubare e di trattenere denaro non suo, che avrebbe dovuto pagare). Oltre al rischio che arrivino a litigare tra di loro.
Quindi puoi vedere quante trasgressioni compie chi va a raccontare la cosa. Perciò è necessario fare molta attenzione alla questione.

Rechilut - Regola 9.6


12. Per dover raccontare (e poterlo anche permettere) è necessario però che si verifichino le seguenti condizioni:
a. Le cose come stanno. Si raccontino le cose come stanno, senza esagerazioni.
b. Verità & Utilità. Il fine fondamentale dev’essere raccontare la verità e cercare di aiutare il danneggiato, ossia ricercare la sua utilità, e non essere contenti della perdita del danneggiante, persino se sa che è un “truffatore”. Dev’essere inoltre certo che ci sia possibilità che ci sia un’utilità nel racconto, perché altrimenti non c’è nulla da raccontare. Ad esempio nel caso sappia che il “truffatore” sappia portare le cose in tribunale tirando per le lunghe oppure ottenendo “favori”. Ciò che otterrebbe in questo caso è solo “appesantire il cuore” del truffato ulteriormente.
c. Ammonimento. Se pensa che sia possibile che il “truffatore” ascolti qualche ammonimento, allora lo ammonisca e non racconti la questione.
d. Non c’è altra strada. Se c’è un altro metodo per ottenere lo stesso fine senza dover raccontare la questione, è vietato raccontare.
e. Il Truffato è un pettegolo. Se il “truffato” ha una natura da pettegolo, non è scontato che si possa raccontare alcunchè. Quindi solo nel caso in cui stima che starebbe con la bocca chiusa dopo aver ricevuto l’avviso, anche dietro avvertimento di non raccontare oltre la questione, è possibile avvisarlo.

Rechilut Nona Regola.6


11. Se la persona da avvertire è già stata “truffata” si entra in questioni relative alle regole di Onaàh. (vedi alachà precedente) L’ Onaàh consiste nel vendere ad un prezzo molto superiore a quello che dovrebbe essere. Un tempo questo era considerato 1/6 in più del valore della merce. Oggi è necessario verificare presso un posek alachà esperto in queste norme. Quindi se si applica l’ Onaàh e non è passato il tempo per cui è già “caduta in disuso” la possibilità di richiedere la differenza, è necessario dire al “truffato” la questione. Nel caso invece sia passato il tempo oppure l’ Onaàh sia limitata in un margine plausibile alachicamente non è possibile dirglielo e trasgredirebbe dicendoglielo il divieto di rechilut. Persino se il “truffato” glielo chiede esplicitamente non può rispondergli in modo veritiero. In particolare se vede che il “truffato” non pagherebbe più ciò che gli rimane da pagare in base alle sue parole. Quindi solo ed esclusivamente nel caso in cui dal punto di vista alachico possa riottenere i soldi, lo si deve avvertire. Altrimenti è assolutamente vietato.

Nona regola.5


10. Essendo semplice inciampare nel divieto di rechilut, è il caso di esaminare alcune situazioni in modo esplicito, da cui poter imparare come comportarsi. Se si vede che una persona vuole entrare in un negozio per comprare qualcosa, e si nota che si tratta di una persona ingenua, e si sa che il proprietario del negozio si approfitta di persone del genere sia per vendergli merce scadente che per truffarlo con misure e pesi falsi, bisogna avvisare tale potenziale cliente, persino se ha già concluso con il venditore che comprerà da lui. Tanto più bisogna avvisarlo nel caso in cui sa esplicitamente che il commerciante lo sta imbrogliando. Ad esempio se gli dice che una merce è molto pregiata e lui sa benissimo che non è così, bisogna assolutamente avvisarlo verificando prima che siano presenti tutte le condizioni riportate al punto 2. Nel caso però la differenza che vuole ottenere il commerciante è minore di un sesto del valore totale della merce, è possibile che non bisogna dirgli niente. Se si tratta di pesi o misure false bisogna sicuramente avvertirlo.

Nona Regola.4


7. Se una persona vuole raccontare a qualcuno che una terza persona l’ha derubato o le ha procurato un danno, prima di farlo deve constatare accuratamente se siano presenti tutti le condizioni riportate in precedenza (nel punto 2) e deve anche averla ammonita senza ottenere alcun effetto positivo.
8. Se sussistono tutte le condizioni riportate, bisogna raccontare la cosa anche se la persona che ha subito i danni non vuole saperla. Nel caso in cui non sussistono, è vietato raccontare la cosa perfino se l’amico lo pretende.
9. Se vuole raccontare la cosa ad altre persone (e non al diretto interessato che ha subito un danno), trasgredisce il divieto di rechilut, deve fare attenzione a tutte le condizioni di cui abbiamo parlato in precedenza.

Nona regola.3


5.-6. - Il permesso di cui abbiamo parlato nei punti 1 e 2, vale solo nel caso in cui le due persone ancora non hanno concluso l’accordo in modo definitivo ma ne hanno solo parlato.
- se invece l’accordo è già definitivo, se si pensa che rivelando la cosa, chi la ascolta non procurerà un danno alla persona di cui si parla, ma starà solo attenta a non subire lei stessa un danno, allora è permesso rivelarla. Però, se si sa che raccontando i fatti la persona di cui si parla subirà un danno, per esempio se si decidesse di sciogliere l’accordo effettuato o se fosse licenziato, è vietato raccontare i fatti senza a vere il permesso di un bet din.

Nona regola.2


3.     -  4. – una persona che sente che qualcuno minaccia di menare qualcuno, farlo vergognare o fargli del male, se si tratta di una persona che ha già fatto cose del genere diverse volte, o che si capisce che non minaccia tanto per farlo, bisogna rivelarlo alla persona cui vuole fare del male, ma non dimentichi di controllare che siano presenti le condizioni viste nel punto precedente (2).
-          Questo vale solo nel caso in cui si sia ammonito colui che minaccia di compiere le azioni spiegate in precedenza e non abbia ascoltato, oppure nel caso in cui si pensi che l’ammonimento non serva, ma in generale bisogna ammonirlo.
-          Non bisogna affrettarsi a raccontare il fatto prima di aver riflettuto profondamente se il raccontarlo possa aiutare. Per esempio attraverso il fatto che chi è stato minacciato stia attento a non farsi danneggiare o a farsi umiliare. Però, se raccontando il fatto si ottiene solo di far aumentare l’ira della persona minacciata, al punto che andrà lei stessa per prima a litigare con chi l’ha minacciato, così da creare una machloket ancora peggiore, in tal caso è vietato raccontargli della cosa. 

Rechilut - Nona Regola



1.       Una persona che vede che un suo amico vuole mettersi in società con qualcuno, oppure assumere qualcuno, e sa con certezza che riceverà male da quello che vuole fare, deve dirglielo, così da salvarlo. Bisogna fare attenzione a non basarsi subito su questo permesso, bisogna prima controllare che sussistano le cinque condizioni riportate qui di seguito.
2.       – controlli approfonditamente che la persona potrebbe ricevere del male dalla cosa
-          Non esageri la negatività dei fatti
-          Quando glie lo racconta, abbia l’intenzione di farlo solo a fin di bene, ossia di evitare che l’amico subisca un danno e non perché odia l’altra persona. A condizione che chi ascolta stia effettivamente a sentire e si comporti di conseguenza
-          Non c’è altro modo di raggiungere lo stesso scopo
-          L’altra persona non subisca danni se non quello di non diventare socio dell’altra persona.

Rechilut Ottava Regola.3 - Rivelare segreti

5.       E’ necessario nascondere i segreti che sono stati confidati, nonostante possa non esserci un problema di rechilut nel rivelarlo. Perché in generale è un danno rivelare segreti, poiché chi l’ha detto come segreto voleva che tale rimanesse.

Rechilut - Ottava Regola.2


1.       Così bisogna stare attenti quando si chiede al prossimo di fare un favore, e quello gli risponde che non può, non gli si chieda: “Perché invece a Reuven l’hai fatto? Lui stesso me l’ha raccontato!” Perché capiterà di conseguenza che quest’ultimo ce l’abbia poi con Reuven che è andato a raccontare le cose.
2.       Ci sono anche altre cose che ricadono nella categoria di “Avak Rechilut”. Ad esempio se riferisce a Reuven una cosa detta da Shimon che non è in sé una cosa negativa, ma solitamente una persona se la prende un po’ se glielo dicono in faccia.

OTTAVA REGOLA - Avak rechilut



OTTAVA REGOLA -  Avak rechilut
1.       Molte cose ricadono nella avak rechilut (polvere di rechilut). Pertanto facciamo qualche esempio Be”H e il lettore capirà ragionandoci sopra. Se una persona chiede informazioni su qualcuno e gli viene risposto: “Silenzio! Non voglio dire ciò che è stato e cosa sarà” e simili, in cui c’è un allusione che le cose non siano a posto è “avak rechilut”.
2.       Quando una persona loda qualcun altro in un luogo in cu è possibile lamentarsi invece di qualche aspetto ricade nell’avak rechilut. 


Rechilut - 7.4

5. Sulla possibilità di accettare come vero la rechilut, si seguono le stesse norme della lashon harà (Regola 8:13-14) Perciò è necessario stare molto attenti in particolare nel caos la senta da qualcuno, persino fosse sua moglie. Inoltre dall’accettare la rechilut di sua moglie, si provoca anche il danno che lei, vedendo che il marito l’ascolta, continui a raccontargli pettegolezzi ulteriori, portandolo spesso ad incollerirsi, stare male e sentirsi depresso. Perciò è molto corretto che il marito spieghi alla moglie di evitare di raccontare queste cose. 

Rechilut 7.3


1.       Persino se dice di non rivelare oltre la cosa ricade nel divieto di rechilut. In particolare se lo rivela a persone vicine al soggetto.
2.       Anche dire rechilut su ebrei davanti a non ebrei è vietato. Anzi in tal caso il divieto è ancora più grave, essendoci la possibilità che si arrechino dei danni di conseguenza oltre al chillul haShem.

Rechilut - 7.2

2. Il divieto di rechilut si applica su tutto il popolo d’Israel. Il peccato è più grave se si tratta di un talmid chakham. Per diversi motivi, tra cui:
a.       se è un talmid chakham effettivamente, se ha fatto qualcosa che apparentemente davvero non va, probabilmente c’è un motivo per cui l’ha fatto per cui è possibile giudicarlo in modo favorevole.
b.      La Toràh ci ha prescritto di onorare i Talmidè Chakhamim più di quanto dobbiamo già onorare ogni singola persona ed attaccarci a loro. Ad esempio, facendo affari con loro, dargli da sposare la propria figlia, onorarli. E parlare male di un talmid chakham provoca l’esatto contrario di ciò.
c.       Quando una persona racconta rechilut di qualcosa commesso da una persona semplice, ci sono delle reazioni. Ma quando la stessa cosa viene raccontata su un talmid chakham le conseguenze sono peggiori solitamente, e si può arrivare a fare danni molto maggiori. 

Rechilut 7.1 - Dettagli sul divieto di raccontare Rechilut


RECHILUT REGOLA 7 – Dettagli sul divieto di raccontare Rechilut
Il divieto di rechilut si applica sia se chi racconta sia uomo o donna, parente o non. Persino se ha sentito raccontare male di suo padre, sua madre o il suo maestro, è vietato andarglielo a dire, perché è incluso nel divieto di rechilut. E così non cambia se il soggetto è uomo o donna, grande o piccolo. (cfr. Lashon harà Regola 8:1-3) E c’è chi inciampa su questo divieto. Ad esempio: ha visto due ragazzini menarsi. E racconta al padre di uno dei due (anche se sa che suo figlio è effettivamente la vittima) della cosa. Ciò che succede è arrecare altro danno, ad esempio che il padre di questo va a menare a sua volta il ragazzo e si trova che i due padri stiano in lite. Tutto ciò causato da chi ha raccontato la questione, che si fa onere di tutti i peccati che conseguono. E’ possibile raccontare una cosa del genere solo se presenti tutte le condizioni che verranno spiegate Be”H nella regola 9.

Rechilut 6.5

10. In base a quanto visto possiamo vedere quanto le persone inciampano sul divieto. Se una persona subisce lashon harà con “Devarim Nikkarim” molti “pensano” (erroneamente) se sparlano di me, posso sparlarci anch’io. Di conseguenza incappano nell’errore sotto diversi aspetti:
a. La norma sussiste solo se c’è utilità per il futuro, cosa che non c’è solitamente quando si racconta di nuovo.
b. Qui inoltre il secondo racconto avviene solo per vendetta, cosa vietata sicuramente (Choshen Mishpat 388 – Hagà 9)
c. Può parlare solo se vede coi suoi occhi la questione, e qui non ha visto nulla.
d. Abbiamo visto nell’alachà precedente (9e) che è vietato tornare a raccontare la cosa.
e. Tanto più è vietato provocare un danno a qualcun altro, persino se ha un’utilità nella cosa.

Rechilut 6.4

8. Chi sente un racconto ingenuamente anche in tal caso è vietato accettarlo come vero. Segue le stesse norme della lashon harà (vedi Regola 7 Punto 9)

9. Devarim Nikkarim – nel caso in cui siano dei devarim nikkarim ~ cose evidenti nel racconto, segue le stesse norme della lashon harà (regola 7:10-14). Il sunto delle norme principali:
a. Non dev’esserci alcun modo per giudicare tali cose in modo favorevole. Perché in caso contrario è necessario giudicarle in modo favorevole.
b. La cosa dev’essere palesemente evidente.
c. Chi racconta deve aver visto le cose in prima persona, e non averla sentita da altri.
d. Ci dev’essere necessariamente un’utilità per il futuro. Altrimenti è vietato ascoltare.
e. E’ permesso solo accettare e credere a ciò che si è sentito, ma non raccontarlo in giro e tantomeno provocare un danno alla persona di cui si parla. (vedi Lashon Harà – Regola 7 Punto 14)

Rechilut 6.3 - Non credere a tutto ciò che ti dicono, anche se non mentono...

5-7 Ai tempi del Talmud c’era la possibilità di credere in alcuni casi ad una persona fidatissima, che non dice mai neppure un briciolo di menzogna, ed è tanto attendibile quando due testimoni in tribunale. Anche in quel caso vigevano determinate norme particolari. Ma oggi non sono valide, perché i poskim sono d’accordo che oggigiorno non c’è da considerare una persona a quel livello. Pertanto, anche per una persona fidatissima, non è possibile credergli se racconta della rechilut, ma solo sospettare della cosa. Così bisogna stare attenti, perché molti cadono nel tranello dello yetzer harà, e pur non accettando da chicchessia lashon harà e rechilut, dai propri genitori o dai propri partner la ricevono pensando che sicuramente non gli mentirebbero mai.  In base a quanto visto è sicuramente un errore. (cfr. inoltre Regole sulla Lashon Harà Regola 8:14, e successivamente Regola 7:5)

Rechilut 6.2

3. Se ha ricevuto un danno economico e non sa la causa non può sospettare che un ebreo che abbia sparlato di lui. Ad esempio se il boss gli ha cambiato ruolo o l’ha licenziato, e non sa se l’ha fatto di sua iniziativa oppure se qualcuno gli ha sparlato dietro, non può sospettare di un ebreo (a meno che non ci siano devarim nikkarim – come spiegato successivamente Be”H; in tal caso è possibile decidere che la cosa sia vera, ma non provocare al prossimo un danno per questo) perché non si sospetta che una persona sia un rasha ~ malvagio. Persino se ha sentito dire che Reuven gli ha provocato il danno, non può crederci, ma solo sospettare che la cosa sia vera. Persino se ci sono state liti per la questione, sia stato diffamato in pubblico e sia stato zitto, non è possibile crederci.
4. Persino se ha sentito la rechilut da più di due persone, è vietato crederci. La stessa cosa vale se circola su di tale persona una voce in città che ha fatto tali cose, o ha detto qualcosa. Persino se l’intenzione di chi racconta è l’utilità futura di chi ascolta è vietato crederci (ma è possibile e doveroso sospettare) poiché nel momento in cui hanno raccontato rechilut sono considerabili nello status di reshaim ~ malvagi a cui è vietato credere.

Rechilut - Regola 6.1 - Rechilut in pubblico e davanti alla persona in questione

REGOLA 6 – Se è vietato ricevere Rechilut dopo che è stata fatta dinnanzi a tre persone oppure davanti al soggetto della rechilut e altre norme.

1. E’ vietato accettare come vera la Rechilut persino se chi racconta ha raccontato la cosa in modo pubblico davanti a diverse persone. In ogni caso non bisogna decidere per questo che la cosa sia vera, ma c’è da sospettare e verificare nel caso la cosa gli tanga effettivamente.

2. E’ vietato accettare come vera la Rechilut persino se viene fatta dinnanzi al soggetto in questione. Persino se non replica, nonostante solitamente sia solito replicare. Esattamente come visto nelle alachot di lashon harà.

Rechilut Regola 5.4

6. Persino se una persona sa che è vero ciò che gli hanno raccontato di una persona che ha detto determinate cose, ed è possibile giudicarla in qualche modo favorevole, è necessario fare così. (Vedi successivamente Regola 6:3)

7. Se ha trasgredito il divieto di accettare come vera la rechilut che gli è stata detta, per aggiustare la cosa deve estirpare dal proprio cuore ciò che gli è stato detto e non crederci. Persino se gli risulta difficile, pensi che forse chi ha raccontato la cosa ha aggiunto di testa sua o tolto qualche dettaglio da come sono andate davvero le cose, oppure ha cambiato il tono, per cui la comprensione della cosa è cambiata. Inoltre accetti su di sé in futuro di non credere a ciò che gli viene raccontato, sia essa lashon harà, sia essa rechilut. Faccia quindi il Viddui ~ confessione dei peccati sulla cosa. Così aggiusterà ciò che ha trasgredito se ancora non ha raccontato la cosa a terzi.

Rechilut Regola 5.3

5.         Da quanto detto è possibile comprendere meglio che ci sono alcune cattive abitudini che bisogna perdere. Ad esempio chiedere che è successo di qualcuno anche se non ne avranno alcuna utilità in futuro. Quando si arriva a non volerglielo raccontare, insistono finché non vengono a sapere le cose. Molto spesso inoltre accettano le cose come fossero vere sicuramente, arrivando a non sopportare più la persona di cui si parla. Se arriviamo a contare tutte le trasgressioni che fanno, un libro è troppo breve. Rileggi l’INTRODUZIONE in cui trovi i divieti in forma generale, e riflettici.

Quinta Regola.2

3. Nel caso veda in modo chiaro che Reuven vuole danneggiarlo nel corpo o nel patrimonio, persino se non ha sentito finora qualcosa del genere da nessuno, è possibile chiedere informazioni sulla questione. 
Può chiedere in giro se qualcuno sa se Reuven vuole danneggiarlo in queste questioni, per sapere come potersi difendere. E non deve aver timore che attraverso questa ricerca gli raccontino qualcosa di male su Reuven.

4. Sappi inoltre che valgono nelle questioni di rechilut tutte le regole che abbiamo trattato nelle alachot di lashon harà (Regola 6). E’ necessario quindi stare molto attenti quando sente qualcosa a con credere effettivamente a ciò che gli viene detto, ma solo sospettare la cosa. E’ quindi vietato agire di conseguenza a ciò che gli viene raccontato, provocando danni o non sopportando la persona in questione. Inoltre deve continuare a fare il bene che è tentuto a fare su ogni cosa riguardo i benè Israel (Zedakà, chesed). Ciò che è permesso è solo sospettare al fine di prevenire sul futuro, ma non provocargli danno chas veshalom, cosa completamente vietata.

Quinta Regola - Sul divieto di accettare e sentire Rechilut e come correggere il peccato se chas veshalom ci è incappato

RECHILUT – QUINTA REGOLA – Sul divieto di accettare e sentire Rechilut e come correggere il peccato se chas veshalom ci è incappato.


1. Esattamente come la Toràh vieta accettare parole di Lashon harà, così vieta di accettare ciò che viene detto come rechilut. Quindi è vietato credere in cuor proprio che ciò che viene raccontato sia vero. Colui che crede alla rechilut che gli viene raccontata trasgredisce il divieto di “Lo Tisà Shema Shav” oltre ai vari divieti che si aggiungono alla questione, come spiegato in maggior dettaglio nella Prefazione. Il divieto è tanto grave che su ciò viene detto (Yerushalmi Pea 1:1, Arachin 15b) Tre vengono uccisi dal Lashon Harà – chi la racconta, chi la riceve, e il soggetto del racconto. Similmente (Maccot 23a) Colui che racconta Lashon Harà (o rechilut, come si deduce dal versetto portato dalla ghemarà) è idoneo ad essere buttato tra i cani (per essere mangiato) come troviamo l’accostamento dei versetti (Shemot 23,1; 22, 30).

2. Nel caso gli venga raccontata una cosa che lo tange direttamente, ad esempio vogliono raccontargli che Reuven vuole danneggiarlo, è possibile ascoltare al fine di sospettare e stare attenti alla possibilità che si verifichi la cosa, ma è vietato crederci effettivamente. Quindi è permesso sospettare, ma è vietato crederci. Vedi inoltre le alachot sulla Lashon Harà Regola 6 in cui abbiamo trattato lungamente la questione dell’ascoltare la lashon harà.

RECHILUT – QUARTA REGOLA

1. È vietato raccontare rechilut anche se la persona a cui si rivela già sapeva che avevano parlato male di lui o che si erano comportati male nei suoi confronti. Perché così facendo, si risveglia l’odio di chi ha subito la cattiva azione nei confronti di chi l’ha commessa. Oppure perché potrebbe riesaminare quanto accaduto trovando nuovi “spunti” per odiare chi si è comportato male nei suoi confronti.
2. Se Reuven ha parlato male di Shimon di fronte ad altre due persone, e una di queste due va a rivelare a Shimon che Reuven ha parlato male di lui, all’altra persona è vietato andare anch’essa da Shimon per dirgli che Reuven ha parlato male di lui. 3. Se una persona a trasgredito il divieto di rechilut e vuole fare teshuvà, deve chiedere scusa alla persona su cui ha sparlato e fare teshuvà nei confronti di HaShem (maggiori dettagli in hilchot lashon harà regola 4 punto 12).

Rechilut - Terza Regola.2

2. Se Reuven dice a Shimon davanti a Levi, e Levi racconta a Shimon ciò che Reuven dice su di lui, è vietato a Shimon andare a dire a Reuven: “Come hai osato dire così a Levi di me?” perché in tal modo anche Shimon trasgredisce il divieto di rechilut. Persino se Shimon non ricorda Levi esplicitamente, ma comunque Reuven intende che si tratta di Levi, allora si trasgredisce comunque il divieto. E molti purtroppo cadono in questo caso (non sapendo la alachà)

3. Il divieto di rechilut vale persino se la questione raccontata tange alla persona cui si racconta. Tanto più se non tange. Persino se dice di non raccontare in giro la cosa, in ogni caso è vietato. Rientra in questa categoria il divieto di raccontare su ciò che è stato detto su un parente o su un figlio o sui genitori.

4. Se c’è un utilità nel raccontare la cosa, ad esempio se chi sente può ammonire il soggetto del racconto è permesso raccontare a condizione che si siano verificate tutte le condizioni necessarie, che abbiamo visto nelle hilchot lashon harà (Regola 10:5-6)