1. L’Avak lashon Harà è traducibile come “polvere di lashon harà”. S’intende con questa formula qualcosa che non è lashon harà completa, ma che ci si avvicina o che la causa. Ad esempio:
a. Dire: “chi l’avrebbe detto che tizio sarebbe divenuto così”
b. Dire “non fatemi parlare su caio, non voglio dirvi cos’è successo”
c. Una persona che elogia un altro davanti a chi non lo sopporta, perché provoca che raccontino lashon harà a loro volta. (Hagà) Perciò è vietato parlare di una persona se ha il dubbio che vengano a parlare male di lui.
d. Abbondare nell’elogiare una persona anche non davanti a una persona che non lo sopporta, perché alla fine arriverà lui stesso a dire “tranne questa cosa che non va bene” oppure loro risponderanno: “perché racconti così bene di tizio, sappiamo benissimo che…”
2. Raccontare elogi in pubblico è vietato in ogni caso, perché in ogni luogo pubblico è possibile che ci sia qualcuno che lo sopporti poco o che lo invidi, e se verrà elogiato, ne parleranno male. Ci sono però due eccezioni:
a. Elogiare una persona che nessuno conosce è possibile, a condizione di non elogiarlo troppo (Hagàh)
b. Elogiare una persona conosciuta come “Zadik” e retto, è permesso lodarlo anche davanti ad una persona che non lo sopporta, perché anche se dovesse ribattere, tutti sanno che non è vero.