2. Il modo permesso di raccontare di fronte alla persona in questione.
La “polvere di lashon harà” (ossia quando quello che si ha da dire può essere interpretato o in modo positivo, ossia che non è una critica, oppure in modo negativo, quindi come critica) detta in modo che si capisca che si intende dire qualcosa di positivo, tanto che avrebbe detto la stessa cosa, con gli stessi gesti, toni ed espressioni, di fronte alla persona in questione, è possibile raccontarla, perché è chiaro che l’intenzione non è quella di criticare in nessun modo. Però, se dai gesti, dai toni o dalle espressioni è possibile interpretare quello che si sta dicendo come critica, allora è vietato.
3. Il divieto di parlare lashon harà: perfino per scherzo
Perfino se si parla amichevolmente e senza astio, e non intende criticare la persona in questione, ma dice le cose solo per scherzare o per farsi una risata, è vietato dalla Toràh.