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Quinta Regola.3


3.       Lo iezer harà inganna l’uomo, facendogli credere che se si dicono i difetti di una persona la cosa non costituisce lashon harà. In realtà è lashon harà, perché l’unica intenzione è quella di criticare la persona. Inoltre è molto probabile che chi sta ad ascoltare ritenga che quello che gli viene detto sia vero.
Però, se si vuole mettere pace fra due persone è permesso. Per esempio se Reuven odia Shimon per qualcosa che gli ha fatto, è permesso dire che Shimon ha fatto quello che ha fatto a causa della sua stupidità.

4.       Se si racconta, a proposito di una persona che è considerata agli occhi di tutti saggia della Toràh, che in realtà non è poi così saggia, o che non sa poi così bene le cose, così da sminuire il livello della persona agli occhi altrui, così facendo si inciampa sicuramente nel peccato di lashon harà (anche se la cosa è vera). È vietato quindi dire una cosa simile tanto per parlare, se la cosà non ha utilità, all’infuori di quella di denigrare la persona in questione. Così facendo si causa un danno e dispiacere alla persona.
Se si vede che la gente vuole dargli un qualche incarico, e così facendo commetterebbero un grosso errore, in questo caso per sapere come agire bisogna studiarsi bene la regola 9 delle ilchot rechilut.