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Sesta Regola.6


     11. Chi chazveshalom ascolta lashon harà, può solo sospettare rispetto a quello che sente per salvaguardarsi, ma non può agire basandosi su di essa. Non può provocare alcun danno, imbarazzo, nei confronti della persona su cui si è sentito, né può tantomeno odiarla.
Va da sé che rimangono validi tutti gli obblighi che si hanno nei confronti di quella persona. Se per esempio hanno detto su uno dei propri dipendenti che ruba, bisogna comunque pagargli il salario. Bisogna dare zedakà a una persona che è conosciuta come povera, su cui però hanno detto che fa solo finta di essere povera (perché, fin quando la cosa non è certa, è permesso solo sospettare che sia vera e non si scappa dagli obblighi che si hanno nei confronti di quella persona).
12.       Se si è trasgredito il divieto di ascoltare lashon harà e credere a ciò che si è sentito, senza raccontare la cosa a nessun altro, ci sono dei metodi per fare teshuvà e riparare l’azione compiuta:
-          Rafforzarsi a estirpare dal proprio cuore le parole ascoltate e non credere a ciò che si è ascoltato.
-          Accettare su se stessi di non credere mai più in futuro alla lashon harà ascoltata su qualsiasi persona facente parte di Am Israel.
-          Fare il viddui per il peccato commesso.
Se ha raccontato ciò che ha ascoltato a qualcun altro, non ha modo di aggiustare la questione fin quando non si sia riappacificato con la persona di cui hanno parlato lashon harà, o fin quando estirpi dal cuore di chi lo ha ascoltato, le parole di biasimo nei confronti della persona a proposito (beer maim chaim 34) .