11. Chi chazveshalom ascolta
lashon harà, può solo sospettare rispetto a quello che sente per
salvaguardarsi, ma non può agire basandosi su di essa. Non può provocare alcun
danno, imbarazzo, nei confronti della persona su cui si è sentito, né può tantomeno
odiarla.
Va
da sé che rimangono validi tutti gli obblighi che si hanno nei confronti di
quella persona. Se per esempio hanno detto su uno dei propri dipendenti che
ruba, bisogna comunque pagargli il salario. Bisogna dare zedakà a una persona
che è conosciuta come povera, su cui però hanno detto che fa solo finta di
essere povera (perché, fin quando la cosa non è certa, è permesso solo
sospettare che sia vera e non si scappa dagli obblighi che si hanno nei
confronti di quella persona).
12.
Se si è trasgredito il
divieto di ascoltare lashon harà e credere a ciò che si è sentito, senza raccontare
la cosa a nessun altro, ci sono dei metodi per fare teshuvà e riparare l’azione
compiuta:
-
Rafforzarsi a estirpare dal
proprio cuore le parole ascoltate e non credere a ciò che si è ascoltato.
-
Accettare su se stessi di
non credere mai più in futuro alla lashon harà ascoltata su qualsiasi persona
facente parte di Am Israel.
-
Fare il viddui per il
peccato commesso.
Se ha raccontato ciò che ha ascoltato a qualcun altro, non ha modo di
aggiustare la questione fin quando non si sia riappacificato con la persona di cui
hanno parlato lashon harà, o fin quando estirpi dal cuore di chi lo ha
ascoltato, le parole di biasimo nei confronti della persona a proposito (beer
maim chaim 34) .