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Quinta Regola.4


5.       Se si racconta a proposito di qualcuno che è debole, è sicuramente vietato se la cosa comporta un danno per la persona in questione: se per esempio lavora a giornata o se insegna. Lo stesso vale se si dice a proposito di una persona che è povera, o che non è così ricca come si crede. Sicuramente a causa di quello che si è detto la persona subirà un danno o sarà quantomeno dispiaciuta della cosa, e quello che si è detto potrebbe addirittura influenzare la vita della persona in modo negativo.
Se c’è una qualche necessità nel riferire informazioni di questo tipo, per sapere come comportarsi bisogna studiare bene la regola 9 delle ilchot rechilut.
6.       La stessa affermazione può costituire lashon harà se detta a proposito di una certa persona, come può non costituire lashon harà se detta a proposito di un’altra.
Se si dice che qualcuno studia Toràh tre quattro ore al giorno, e questa persona fatica molto per guadagnare la sua parnasà (sostentamento) lavorando molte ore al giorno, questa affermazione costituisce un complimento. Se si dice la stessa cosa a proposito di qualcuno che viene mantenuto affinché possa occuparsi tutto il giorno solo del sacro studio della Toràh, la stessa affermazione costituisce lashon harà.
Lo stesso vale se si racconta che una certa persona spende una certa somma per lo shabbat o per denaro da dare in zedakà. Se si tratta di una persona comune, quella somma potrebbe essere più che onorevole, se si tratta di una persona particolarmente benestante dire che spende quella stessa somma costituisce una critica.
Da qui impariamo una regola generale molto importante: ogni cosa, che se raccontata pubblicamente potrebbe costituire un danno fisico o monetario o di altro genere al prossimo (o anche solo procurargli dispiacere o paura) allora la cosa costituisce lashon harà. E il Rambam (Hilchot Deot 7,5) scrive: “Ogni cosa, che se si venisse a sapere, potrebbe danneggiare una persona fisicamente o economicamente o spaventarlo o perfino turbarlo, questa è lashon harà”.